SARA MUNARI VINCE LA QUARTA EDIZIONE DEL PREMIO PAOLO VI


La fotografa e artista visiva Sara Munari è stata proclamata vincitrice della quarta edizione del Premio Paolo VI per l’arte contemporanea. Il concorso, promosso dall’Associazione Arte e Spiritualità (ente gestore del museo Collezione Paolo VI – arte contemporanea di Concesio), premia le migliori proposte sul tema della spiritualità di artisti italiani o stranieri, con particolare attenzione ai talenti emergenti; e in particolare, in coerenza con i temi di BgBs2023 (entro cui si è inserita la mostra collettiva dei finalisti, «L’uomo non è che una canna». Fragilità e dimensione spirituale), la quarta edizione del Premio è stata dedicata – come recita il bando di concorso – al tema della «fragilità intesa quale umana e terrena chiave di accesso alla vita spirituale, alle domande sulle cose ultime; quale forma di una cultura intesa come cura dell’anima, delle sue sofferenze, delle sue ansie, delle sue contraddizioni».

I sei finalisti della quarta edizione del Premio Paolo VI – Fabio Bix, Asako Hishiki, Camilla Marinoni, Sara Munari, Camilla Rossi, Gianluca Vanoglio – hanno interpretato il tema della mostra in maniera molto originale, sviluppando poetiche tra loro diverse ma accomunate da un’intensa capacità di riflessione esistenziale.

Tra di essi, Sara Munari è stata scelta come vincitrice dell’edizione 2023-2024 – per la qualità della proposta e per la pertinenza al tema – dal Comitato Scientifico della Collezione Paolo VI, presieduto da Cecilia De Carli (già professore ordinario di Storia dell’arte contemporanea all’Università Cattolica di Milano e Brescia ed ex-direttrice del museo) e composta – oltre al direttore Paolo Sacchini, docente di Storia dell’arte contemporanea all’Accademia SantaGiulia di Brescia – da Paolo Bolpagni (oggi direttore della Fondazione Ragghianti di Lucca, nonché anch’egli ex-direttore della Collezione Paolo VI), Elena Di Raddo (professore associato di Storia dell’arte contemporanea all’Università Cattolica di Milano e Brescia), Marco Sammicheli (curatore della sezione Moda, Design e Artigianato della Triennale di Milano e sovrintendente del collegato Museo del Design), Michela Valotti (ricercatrice di Storia dell’arte contemporanea all’Università Cattolica di Brescia), e Don Giuliano Zanchi (teologo, direttore scientifico della Fondazione Bernareggi di Bergamo e della “Rivista del Clero Italiano”).

Il Comitato Scientifico del museo ha individuato il vincitore dell’edizione analizzando sia le opere presentate per la mostra collettiva sia i progetti di futura mostra personale. “Siamo stati, innanzitutto, molto soddisfatti della partecipazione al Premio Paolo VI per l’arte contemporanea, quest’anno di 113 candidature; inoltre, le opere selezionate per la mostra collettiva sono state davvero di ottimo livello e i progetti di mostra personale presentati dai sei finalisti alla valutazione del Comitato Scientifico sono stati tutti molto interessanti, per cui scegliere un solo vincitore non è stato affatto semplice”, spiega il direttore Sacchini. “In particolare, tra tutti, il lavoro di Sara Munari è stato apprezzato dalla Giuria del Premio per la capacità di affrontare il tema della fragilità con grande qualità formale e con una sensibilità e una capacità di introspezione davvero spiccate”.

Così Sara Munari, con ironia, ha risposto alla notizia della vittoria:

“«Dal pianeta Musa 23, qui Sara Munari a Premio Paolo VI, mi sentite? Passo…»

«Si, ti sentiamo e conosciamo la tua posizione, passo…»

Credo che sia successo più o meno questo. Una connessione con un pianeta lontano, differente dal mio, costituito per lo più dal mondo della fotografia. Una vittoria inaspettata e fantascientifica, almeno quanto il lavoro che ho proposto!

La Collezione Paolo VI mi ha fatto un dono preziosissimo che non riguarda esclusivamente il Premio: ha aperto un varco che non avevo nemmeno notato e adesso sono tutt’occhi, perché non vedo l’ora di scoprire cosa c’è al di là. Grazie alla giuria per avermi “vista”. Grazie a tutti coloro che hanno visto e apprezzato il mio lavoro, grazie agli artisti con cui ho avuto il piacere di condividere la mostra collettiva e grazie allo staff del museo che ha lavorato per la riuscita della mostra.

«Dal pianeta Musa 23 è tutto! Io e X23 vi ringraziamo! Passo e chiudo.»”